7° RAID SOCIALE - CAPO NORD

  • Partenza
  • Lubecca - Holstentour
  • Ingresso a Copenaghen
  • Artisti di strada
  • Oresund Bridge
  • On the road
  • Verso la Finlandia
  • Napapijri - Circolo Polare Artico
  • Kemijoki - fiume di Rovaniemi
  • Ci avviciniamo
  • Nomadi Lapponi
  • Il sogno si avvera
  • Skibothn
  • I traghetti dela RV17
  • Isole Lofoten
  • Isole Lofoten 2
  • Isole Lofoten 3
  • Sulla strada del ritorno
  • Campo ad Andallswagen
  • Trondheim
  • Oslo
  • Loreto%2C quasi a casa

Non ci si può stancare di ripeterlo; il viaggio a Capo nord è il viaggio motociclistico della vita. Intendiamoci, Capo nord è una meta più che altro mentale; 5500 km per vedere un globo metallico non ha molto senso, per i più. Ma per il motociclista, che vive di sensazioni ed emozioni, quel punto sperduto nell’Oceano Artico ha un significato trascendentale. Se poi accoppiamo paesaggi, posti, profumi e sapori, il gioco è fatto. Per questo ed altro, Alcide Passannanti, Antonello Palazzo, Pinuccio Rondinelli ed il modesto estensore di queste note, il 5 luglio u.s., alle 4 del mattino, hanno preso il via per raggiungere l’estrema punta dell’Europa, attraversando tutta la penisola Scandinava, per un “long travel” di oltre 11000 km. Fortemente preparati i mezzi al seguito: Toyota LC superattrezzato, con vettovagliamento, tenda sul tetto, tavolo e sedie con a bordo il priore e pinosauro, Cagiva navigator guidata da lupo ed Honda Pan European 1300 con il combattente in sella. Le prime due tappe non sono state degne di nota, ma già a Lubecca la situazione si è fatta interessante; il centro storico della città è davvero bello, e la Holstentour è davvero degna di nota. Anche il camping, ad Ivendorf, si è rivelato comodo e pulito. Tappa di trasferimento col primo degli innumerevoli traghetti fino a Copenaghen, che è davvero bella come la descrivono (sirenetta a parte). In particolare, la zona del porto è molto suggestiva. Momento di grande emozione patriottica, durante la quinta tappa, nell’attraversamento dell’Oresund bridge, che unisce Copenaghen con Malmo, e quindi la Danimarca con la Svezia. Pensate, è stato costruito interamente da ditte italiane. Pinuccio ed io abbiamo cantato i l nostro inno nazionale a squarciagola, nell’attraversarlo. Stoccolma, meta della tappa, è davvero l’archetipo della capitale nordica; è bellissima, e ricorda vagamente Venezia, per come è posizionata sul mare. Tanti i traghetti che si possono prendere per spostarsi da un capo all’altro della città, e tante le cose belle da vedere, a cominciare dal Vasa museum, dove è esposto il relitto recuperato del Vasa, che nelle intenzioni dell’imperatore omonimo, vissuto nel ’600, avrebbe dovuto essere la più grande nave da guerra mai costruita. L’imperatore, sordo ai consigli dei progettisti dell’epoca, dettò le dimensioni del galeone, che affondò pertanto, il giorno del varo, dopo aver percorso un quarto di miglio (circa 450 metri), provocando la morte di 34 persone. Esso ha poi dormito per circa 300 anni in fondo al mare, fin quando, circa 40 anni fa, è stato riportato in superficie con delle tecniche arditissime, spiegate benissimo nel museo con diorami, foto e filmati. Gli è stato costruito poi il museo intorno, e vi dico che vale davvero la pena di visitarlo. Il centro di Stoccolma è pieno di vita, di negozi e di locali, e poi il quartiere antico, dove c’è il palazzo reale regala degli scorci davvero notevoli.
Sesta tappa, da Stoccolma ad Umea, risalendo la costa orientale della Svezia, che in effetti non è un granchè; è stata comunque la tappa della prima grande paura, perché Antonello, a circa metà strada, ha accusato un malore che sulle prime ci ha fatto preoccupare. L’occasione è stata buona per verificare l’efficienza dei nordici; Antonello si è sdraiato sul ciglio della strada, per recuperare le forze, e dopo 10 minuti è arrivata la polizia, l’ambulanza, i vigili del fuoco ed un mezzo speciale per la rimozione stradale. In due minuti la carreggiata era transennata, ed il traffico deviato su una corsia. Spaventoso! Abbiamo convinto gli zelanti infermieri che ce la saremmo cavata da soli ed abbiamo proseguito con Antonello passeggero del fuoristrada ed io alla guida dell’Honda. Fortunatamente il malessere, di origine sicuramente alimentare, è andato via, grazie anche alla competenza di Pinuccio nel somministrare all’infermo i medicinali adatti, nell’arco della giornata, e all’indomani abbiamo potuto proseguire verso Rovaniemi, la prima delle tappe importanti del nostro viaggio-avventura; a Rovaniemi, infatti, passa il circolo polare Artico, 66° 30’ lat. Nord, e da lì in poi la notte diventa solo un ricordo, da maggio a fine luglio. Suggestivo l’attraversamento, ormai virtuale, del confine finlandese col conseguente ingresso in Lapponia. Ed ecco Rovaniemi, una grande e bella città, ed ecco il cartello che recita Napapiiri, che significa appunto Circolo polare Artico. Grandi abbracci, nella consapevolezza di far parte di una storia che diventerà indimenticabile. Bello il campeggio, e bellissimo il bagno serale nelle gelide acque del fiume di Rovaniemi, il Kemijoki.
Ottava tappa, da Rovanmiemi a Inari, con la seconda grande paura: durante l’attraversamento della zona più desolata della Finlandia, Alcide sente un inequivocabile rumore provenire dalla ruota posteriore del navigator. I cuscinetti si sono sballati! Sosta ad Ivalo, prendiamo in affitto un bungalow, perché nel frattempo viene giù una pioggia torrenziale, e con calma ragioniamo sul da farsi. Abbiamo visto una grossa officina per mezzi pesanti, a pochi km di distanza, e decidiamo che all’indomani di buon’ora tenteremo di risolvere il problema. Notte agitata per tutti, e via all’officina al mattino presto. Qui il meccanico ci dice che non lavorano su motociclette, e dopo un attimo di disperazione gli proponiamo di smontare noi la ruota, per vedere lo stato dei cuscinetti. Accetta, ed il lupo ed io smontiamo in un lampo la ruota, e la portiamo dentro. Ci credereste? Nel magazzino ricambi c’è una scatola contenente i cuscinetti che ci servivano! Ma quanti sono? Soltanto tre! E quanti ne servono? Ma tre, perbacco! Grande gioia e moto riparata nell’arco di mezz’ora, con una spesa di 44 euro.. Via alla tappa che ci porterà alla meta, allora.
Capo nord si avvicina, e l’emozione sale; paesaggi pazzeschi, povere tende di nomadi Lapponi che vivono allevando renne e vendendo souvenir ai rari passanti. Salite, discese, boschi fittissimi e lande desolate ci fanno da cornice mentre attraversiamo il confine norvegese, con la netta sensazione di vivere un attimo fuggente eppure eterno. Ecco allora la strada costiera che ci avvicina sempre di più, ecco le renne, ed il mare di un colore che non potrei definire, e le rocce a picco testimoni silenti dell’inesorabile scorrere del tempo, che per noi, però, in quest’attimo è magicamente fermo. A disturbare leggermente, l’incanto, il posto di pedaggio che ci immette nell’ultimo tratto di strada: 20 euro per la rupe. Pazienza, ormai ci siamo. La salita alla rupe è bestiale; c’è da rimanerci secchi, e non solo per gli strapiombi senza alcuna protezione o le renne che compaiono all’improvviso sulla strada. Non posso descrivere quello che abbiamo provato vedendo il globo; posso solo dire che personalmente mi sono sentito, nello stesso istante, un microbo e un gigante. Foto di rito col sole di mezzanotte per un momento che nessuno dei quattro potrà dimenticare, e che al tempo stesso lega le nostre vite per sempre.
Decima tappa, comincia il rientro, ma il bello deve venire; ci inseriamo infatti sulla mitica RV 17, la strada costiera dei fiordi, dove c’è da prendere un numero imprecisato di traghetti che ci permetteranno di vedere panorami assolutamente eccezionali. Arriviamo quindi a Skibotn, e campeggiamo in riva al mare, in un posto favoloso.
Undicesima tappa, verso le isole Lofoten; strade magnifiche e poi l’incontro con Heico, un simpatico tedesco a bordo di un GS 1150, che ci ha seguito (complice anche i lauti pasti che gli abbiamo offerto) fino a Trondheim. Ora, le isole Lofoten meritano un discorso a parte; se Capo nord è la meta, le Lofoten sono l’incanto. Pochi posti ho visto che possano competere con le montagne a picco sul mare di mille colori cangiante, con i paesini variopinti direttamente sull’acqua, col cielo tavolozza ideale del più geniale dei pittori. Indimenticabile. Comprendo che tutti questi superlativi possano suonare strani, ma garantisco che la ridda di emozioni che si provano in questo viaggio è di sicuro fuori del comune. Giro completo delle Lofoten, quindi e disavventura (a lieto fine) con la polizia. Viaggiamo a velocità moderata, sulla via del ritorno a Svolvaer, capoluogo delle isole, quando da un cespuglio salta fuori letteralmente un agente che ci intima di fermarci, e subito dopo ci mostra una pistola radar che ci dice che abbiamo infranto il limite di velocità di ben 8 km/h! ammetto il torto e mi preparo a contrattare il verbale, quando l’altro poliziotto mi chiede, con grande freddezza, la mia carta di credito. Gli chiedo a quanto ammonterebbe la multa, e lui mi dice che dovrei pagare 225 euro. Gli dico che non possiedo carta di credito e lui mi fa: “oh! And you come in Norway for your holidays without credit card?” (e lei viene in Norvegia per le vacanze senza carta di credito?). Io rispondo “yes, i do” (si). Lui replica: “ok come with me to the postal office, and there you can pay” (ok, venga all’ufficio postale per pagare). Rispondo: “it’s impossible”, e lui: “why?” (perché). “Because i haven’t cash” (non ho denaro contante). A questo punto si inquieta e ci intima di seguirlo alla stazione di polizia. Non perdiamo la calma e lo seguiamo. Al comando viene fuori un ispettore che mi fa varie domande su come ho intenzione di rientrare senza soldi e senza carta, ed io gli dico che aspettiamo un amico che ci porti dei soldi. Alla fine si sono resi conto che non l’avrebbero spuntata, anche perché comincio a protestare, dicendo che mi stanno trattenendo senza motivo, che avrei pagato (…) la multa appena rientrato in Italia, e che appunto come cittadino italiano sono infastidito, e minaccio di chiamare il consolato, chiedendo l’immediata restituzione dei documenti, cosa che puntualmente avviene. Grandi risate con Pinuccio, usciti dal comando di polizia. Pagheremo in Italia (…).
Ma torniamo al viaggio. La dodicesima tappa ci vede discendere lungo la RV 17, tra un traghetto e l’altro, godendo di momenti, paesaggi e sensazioni di altissimo livello. Anche la tredicesima è andata via così, solo che ci ha regalato un momento di grande suggestione: abbiamo infatti praticato campeggio libero nei pressi di un fiume, che ci ha fornito acqua da bere, cucinare ed anche per lavarci. Bellissimo è stato il bagno che ho preso all’indomani mattina all’alba. Già, ho dimenticato di dire che nel frattempo siamo ridiscesi al di sotto del circolo polare artico, e quindi, anche se tardi, “vediamo” il buio.
Quattordicesima, verso Trondheim, lasciando la RV 17 e prendendo l’altrettanto mitica E6, spina dorsale di tutta la Norvegia. Laghi, corsi d’acqua, cascate e boschi a non finire fino alla seconda città della Norvegia, che merita sicuramente la visita. Bello il porto, ma il centro e soprattutto la Cattedrale non sono da meno. Siamo a quindici ed andiamo verso la capitale Oslo, sotto una pioggia battente, che fortunatamente termina poco prima della città; ci sistemiamo in campeggio e procediamo alla visita. Oslo è davvero piena di attrattive, dal folkmuseum al museo delle navi vichinghe, ma il museo del KonTiki, zattera sulla quale l’esploratore norvegese Thor Heyerdal, da poco scomparso, attraversò quasi tutto l’Oceano Atlantico, regala un attimo particolare, così come la visita della Nationalgalleriet, dove sono custodite varie opere di valore e sopra tutte il famoso “urlo” di Munch.
Subito dopo la visita, all’imbarco sul traghetto che ci porta a Kiel, nuovamente in Germania; una giornata all’insegna del relax più totale. Sbarco a Kiel e via alla tappa n°17, quella della terza grande paura; il Toyota, infatti, a pochi km da Wurzburg va in grave avaria, che si rivelerà irreparabile. Briefing serale quindi nel paesino di Fuchsstadt, dove il soccorso stradale ci ha portato, ed al mattino successivo, dopo mille ipotesi valutate e scartate immediatamente, ecco la soluzione: carichiamo l’indispensabile su una Ford focus, che affittiamo, e partiamo per concludere il viaggio come da programma. Il Toyota sarà portato da un carro attrezzi fra qualche giorno. Il carro attrezzi riporterà l’auto in Germania. Costo dell’operazione 2500 euro. E qui va ai compagni di avventura un pubblico ringraziamento: senza il loro aiuto, infatti, sarei stato costretto ad abbandonare l’auto in Germania, essendo per me antieconomico il trasporto in Italia e la conseguente riparazione. Se il Toyota invece è già pronto (riparato in una settimana) ad affrontare nuove avventure, ed io con esso, lo devo ai miei tre splendidi AMIIICI!
Andiamo quindi, a bordo della focus, verso casa; che meravigliosa sensazione vedere il passo del Brennero, ed il cartello che recita: “ITALIA”. Tappa ad Ora, provincia di Trento, con pernottamento in pensione (la tenda è rimasta sul tetto del Toyota) e finalmente una pizza quasi degna di questo nome.
Penultima tappa, fino a Loreto. Qui alloggiamo in un bungalow, e ci concediamo un rilassante bagno a porto Recanati, ed una lauta cena al ristorante zì Nenè. Il richiamo di casa è ormai fortissimo, e quindi domenica 28 luglio, dopo aver visitato il Santuario di Loreto, puntiamo decisamente a sud, in una giornata bollente. Lenti i km scorrono sotto le ruote dei nostri mezzi, ma veloce la mente galoppa verso casa, verso gli affetti, verso gli amici. Grandiosa l’accoglienza che ci viene riservata dagli splendidi birotiani, che rappresenta la ciliegina sulla deliziosa torta di questo meravigliosa esperienza. Cosa dire per concludere? Lo rifarei subito. Alle stesse condizioni. Con gli stessi compagni. Con lo stesso stato d’animo. È stato sublime.