3° RAID SOCIALE - MITTELEUROPEO

  • Monaco - Piazzale degli Eroi
  • Vienna - Chiesa di santo Stefano
  • Frontiera Ungherese
  • Budapest - ponte delle catene
  • Budapest - terme Hotel gellert
  • Verso la Slovenia
  • Lubiana by night

Poche volte, alle quattro del mattino, s’era vista tanta elettricità nei pressi del neroazzuro. Bene, il 24 luglio essa era tangibile, 10 moto, 1 fuoristrada, 15 persone in fibrillazione per l’imminente partenza verso il terzo raid sociale Birotiano. Ma ci pensate? 6 paesi stranieri da attraversare, 6 lingue, 6 monete, 6 sistemazioni da trovare… ma siamo pazzi? Forse, ma la nostra buona stella, che da sempre ci accompagna, anche questa volta ha svolto egregiamente il suo compito. Orbene, la prima tappa ci ha portato a Riccione, dopo abbiamo sostato in campeggio. La riviera romagnola sarà attrezzata, divertente e quant’altro, ma a me non dice proprio niente. Via quindi il mattino successivo alla volta di Monaco, dove abbiamo sostato due giorni, godendoci la capitale della Baviera nei suoi variopinti aspetti. Mitica rimane la serata passata presso la pagoda cinese, sede della più grande birreria all’aperto di tutta la Germania; impossibile raccontare tutto! Splendido il municipio, con un carillon che prende vita ogni giorno alle 11.00, e meravigliosa la vista della città dall’alto del duomo; tutto il centro è comunque splendido, pieno di ristorantini caratteristici (ne abbiamo sfondato uno), stradine e palazzi d’epoca. Da Monaco verso Salisburgo, una città che, pur non grande, lascia il segno in chiunque la visiti, e così è stato anche per noi: le vie del centro, il castello, i ponti sul fiume, i giardini reali, l’atmosfera in genere fa desiderare al viaggiatore di tornare nel momento stesso in cui la lascia. Ottima ed economica anche la sistemazione che abbiamo trovato, presso il camping “PANORAMA” subito fuori le mura, a 10 minuti dal centro.
Tappa successiva, Salisburgo-Vienna! La capitale dell’impero Austro-Ungarico non tradisce le aspettative! È una metropoli meravigliosa! Impossibile descrivere le sensazioni che ci ha regalato nei tre giorni in cui vi abbiamo soggiornato; dai due palazzi reali, al centro storico con la Cattedrale di S. Stefano, alle vie del centro piene di negozi, alle carrozzelle a cavalli (che puzza, però!), al mitico ristorante Figlmuller, dove abbiamo mangiato le cotolette più buone di Vienna! Bello anche il Prater, e soprattuto il Wienerwald, la collina dalla cui cima si vede tutta Vienna. Da non mancare la visita al Belvedere, residenza del principe Eugenio, dove è esposta una collezione di quadri assolutamente strepitosa! Il ritratto di fanciulla di Eybl ha segnato indelebilmente più di qualcuno di noi. Da Vienna a Bratislava, repubblica Slovacca, poco da raccontare; Bratislava è una città che cerca di emanciparsi, ma rimane ancorata ai sistemi antichi dei paesi dell’est. Unica cosa buona, i prezzi: sbalorditivamente bassi! Nota negativa, invece, la polizia; hanno aspettato che facessimo il passo falso e zac! Ci hanno multato. E già, da quelle parti funziona così: sanno che gli occidentali sono, rispetto a loro, benestanti, ed approfittano di ogni occasione per spillare loro dei quattrini; nel nostro caso 135000 lire complessive, che divise per 9 (i motocicli) non hanno fatto gran danno alle nostre pur non floridissime finanze. Ovviamente, niente ricevuta! Proseguiamo quindi verso Budapest, capitale dell’Ungheria, quarto stato da visitare! Budapest merita davvero un discorso a parte; è una città splendida, una delle più belle che io abbia mai visto, ma è anche dannata, nel senso che in nessuna metropoli di quel livello ho mai visto tanta povertà, disperazione e sporcizia. I mendicanti sono all’angolo di ogni strada, comunelle di personaggi sospetti seguono i turisti nella speranza di sottrarre furtivamente qualcosa … noi siamo stati avvisati per tempo dall’albergatrice presso cui abbiamo alloggiato, in una casa-pensione subito fuori Budapest, collegata benissimo con gli autobus, mezzo che abbiamo usato, insieme alla metropolitana, per effettuare la visita della città, dato che è praticamente impossibile lasciare le moto al sicuro! L’albergatrice quindi, persona squisita e molto cordiale, ci ha avvisato di stare attenti sui mezzi pubblici, facendoci leggere un pieghevole dove i turisti vengono messi in guardia addirittura da falsi poliziotti che, una volta fattosi consegnare il passaporto dallo straniero, li restituiscono solo dopo un adeguato riscat … ehm compenso! Abbiamo fatto ovviamente tesoro di tutto ciò, e vi posso garantire che probabilmente il prossimo pieghevole dirà ai mariuoli di non avvicinarsi agli Italiani! Caciara enorme e quadrato continuo, soprattutto verso le ragazze. ITALIANEN, SEMPRE CASINEN! Fatto questo lungo prologo, urge dire che il Danubio visto a Budapest è sicuramente più Danubio che da qualsiasi altra parte, che il ponte delle catene è una visione meravigliosa, che il bastione dei pescatori con annesso palazzo reale è stratosferico, che il palazzo del Parlamento, in puro stile Gotico, è bello da mozzare il fiato, insomma che tutta la città, detta la città dei cento ponti, è straordinariamente bella. Esperienza assolutamente unica da fare è il bagno in una delle tante piscine termali di cui Budapest è fornita: noi siamo andati alla più famosa ed antica, quella dell’Hotel Gellert, vecchia di circa 100 anni; al prezzo di circa 6000 lire si può fare un indimenticabile bagno in acqua sorgiva sulfurea a 38° C. una vera delizia, soprattutto se inframmezzata da un tuffo nella vasca dell’acqua fredda ed una calata nel bagno turco. Fantastico! Ma come si fa a raccontare in tre pagine o giù di li un viaggio che per durata, intensità e bellezza meriterebbe un libro? A proposito di viaggio, qual è stata la frase del medesimo? Questa volta essa è stata profferita da me, modesto estensore di queste righe, che ogni volta in cui vedevo qualcuno in qualsivoglia difficolta, dicevo: “quando vuoi sapere qualcosa sul cambio valuta, VIENI DA ME!”, oppure “quando non funziona la macchina fotografica, VIENI DA ME!”, o anche “se non ti ricordi la strada, VIENI DA ME!”. VIENI DA ME! È risultata quindi la frase del viaggio.
Tornando a bomba, grandi mangiate a Budapest! Avevo due indicazioni di ristoranti che si sono rivelate esatte! Il primo, il Fatàl Etterem (il piatto di legno), ci ha permesso di gustare una serata eccezionale; cibo di ottima qualità, ovviamente servito su piatti di legno, birra e vino in abbondanza, allegria addirittura in eccesso! Abbiamo fatto un casino memorabile, con annessa rottura di bicchieri. Il secondo, l’Apostolòk, uno dei più antichi locali di Budapest (è infatti invariato dal 1902), ci ha fatto gustare una serata più tranquilla, ma di grande effetto e suggestione ; ottimo il goulash, eccellente anche il secondo piatto di carne, vario, saporito e colorato.
Dopo tre giorni di questa vita, con molto rimpianto abbiamo lasciato Budapest, e ci siamo diretti con ansia verso il lago Balaton, il mare d’Ungheria. Che delusione! Il lago è sì molto grande, ma ha la consistenza di una pozzanghera! Va bene che ciascuno si accontenta di quello che ha, ma tutta la pubblicità che viene fatta al Balaton non mi sembra veritiera. La riprova? Nessuno di noi ha fatto il bagno! Ci siamo quindi avventurati nell’interno, andando a visitare Tapolca, una graziosa cittadina con una caratteristica molto curiosa; possiede infatti una grotta sotterranea con un delizioso laghetto, percorribile con delle barchette messe a disposizione, a modico prezzo, dall’amministrazione. È stato molto divertente. Il giorno dopo, visto che il periplo del Balaton non riservava sorprese, abbiamo deciso di andare nuovamente alle terme, e ci siamo recati ad Hevìz, dove abbiamo passato uno splendido pomeriggio trastullandoci tra piscina termale, idromassaggio e bagnoturco. Un aneddoto simpatico che mi vede, mio malgrado, ancora protagonista: Fonseca è stato uno dei primi ad entrare nel bagno turco, uscendone praticamente sconvolto, sacramentando contro l’eccessiva temperatura del medesimo. Gli è che la temperatura aumentava gettando acqua fredda su delle pietre laviche sitemate nella sala; bene, dopo un po’ siamo entrati insieme: Fonseca, Giulio, Viento ed io. La temperatura non mi pareva insopportabile, e qundi ho chiesto a Giulio di gettare un po’ d’acqua sulle pietre. Giulio ha preso il mestolone immerso nel secchio dell’acqua ed ha versato un paio di mestoli sulle pietre. La temperatura è si aumentata, ma non di quanto noi volevamo e pertanto ho esordito con un “Perdio, amici, soffriamo!” ed ho gettato tutto il secchio dell’acqua sulle pietre! La temperatura è andata alle stelle, e Viento e Fonseca si sono catapultati fuori. Io, forse protetto dalla spessa coltre di gr.. Ehm di muscoli che mi copre, sono riuscito a resistere , e con me Giulio, che si è sdraiato sulla panchina ed ha sofferto in silenzio. Ok, tutto è esperienza. Tornati in campeggio, sulle sponde del lago, abbiamo trovato la deliziosa sorpresa che tutti ci aspettavamo: Bruto era lì! Si era sbafato circa 1400 km in un solo giorno per il puro gusto di raggiungerci e stare qualche giorno con noi! Grandi feste e abbracci. E poi via quindi per un’abbondante cena sulle rive del lago, buona ed economica. Tappa successiva, con un’unità in più, Zagabria, capitale della Croazia, quinto stato da vedere. Siamo stati un po’ sfortunati, perché il 4 agosto in Croazia era festa nazionale, e quindi tutto chiuso; abbiamo comunque gustato la bellissima Cattedrale, dotata di un organo a canne dal suono veramente celestiale, ed un po’ di fresco offerto da una grande quercia, sempre nella piazza del Duomo. Si continua dunque per Lubiana, capitale della Slovenia, sesto stato! Arrivati a Lubiana, la sorpresa è stata colossale; la città è bellissima, tanto che ci ha fatto cambiare programma. Siamo infatti rimasti a pernottare in città. In uno splendido ed economico campeggio 4 km a nord del centro, ed abbiamo passato una serata meravigliosa cenando all’aperto sul lungofiume e passeggiando poi amabilmente nel suggestivo centro storico. Ultima tappa, prima del rientro, le grotte di Postumia, le più grandi d’Europa (non le più belle, però; sono nettamente superate da Castellana); bella la visita che nella prima parte si svolge in trenino aperto; una guida ci ha poi spiegato in Italiano la visita a piedi, in maniera spiritosa e simpatica. Ragazzi, è ora di salutarsi! Come, prima di arrivare a Taranto? In questo caso si, perché il Transalp di Fonseca ha manifestato dei malfunzionamenti durante tutto il viaggio, in particolare un eccessivo consumo d’olio, che non gli permetteva di andare ad una velocità di crociera sufficiente. Quindi vi è stata decisione unanime di dividersi. Milord, Viento ed Anfet con Anna sono quindi partiti subito, insieme a Stefano e Simona col fuoristrada, gli altri volevano prendersela un po’ più comoda: abbiamo deciso alla fine di fare comunque tappone unico, viaggiando tutta la notte , per arrivare a casa. Ok, si parte. All’altezza di Parma, un altro commiato: il Lupo devia per fare visita ad un amico; non nascondo che ho provato un po’ di magone nel vederlo sfilare all’uscita dell’autostrada. Sotto Ancona, Stefania ed Ernesto hanno deviato per Rieti. I cinque rimasti sono giunti fino a Taranto, con qualche peripezia dovuta alla stanchezza, dove si sono salutati facendo colazione, essendo arrivati alle 7 del mattino.